Tutti cerchiamo approvazione e consenso: siamo esseri sociali, non dobbiamo dimenticarcene, proviamo piacere nel sapere di essere approvati e accettati dalla comunità cui apparteniamo.
Quando usciamo di casa cerchiamo, nei limiti del possibile, di essere curati nel nostro aspetto ma per Carolina l’essere impeccabile è un punto di onore.
Lei ammette candidamente di essere molto sensibile al giudizio altrui è convinta che le persone la osservino intensamente e che possano dare giudizi severi sul suo modo di vivere o comportarsi e quindi vive come se fosse sempre sottoposta alla valutazione e pesatura dei suoi comportamenti e dei suoi modi, da parte della gente che la circonda.
Una volta era così: racconta sorridendo che suo nonno era sempre impeccabile e dice che nemmeno in cantina scendeva senza cravatta, ma ammette che erano tempi diversi.
In realtà poi ragionando, anche lei si capacita del fatto che molto spesso le persone che la circondano sono piuttosto impegnate nei cosiddetti “fatti loro” e non hanno così tanto tempo ed energie da dedicare all’osservazione analitica degli altri.
Lo dice anche convinta: forse sarebbe meglio che mi dessi una calmata, che la smettessi di essere così sensibile e dovrei dare un taglio deciso a questa paura di essere giudicata.
Così, dico io, potresti dedicare più energie a cose che contano un po’ di più: dobbiamo curarci e curare il nostro aspetto va benissimo. Ma deve essere un piacere e non una costrizione.