LA FUGA DAL LEONE – PARTE 1

Mi trovo nella savana africana e sto ammirando il paesaggio, sento i profumi della sera che sta arrivando e ascolto i mille rumori, sibili e fruscii di un ambiente naturale allo stato selvatico. Improvvisamente la mia attenzione viene attratta da un rumore inquietante e noto con sgomento che un grosso felino si sta dirigendo verso di me con il suo tipico sguardo da cacciatore.

Non ci penso due volte, mi giro intorno e in una frazione di secondo mi ritrovo a correre a gambe levate verso il bungalow che mi ospita. L’adrenalina è a mille e sembra che le mie gambe riescano a correre al doppio della velocità che ragionevolmente potevo immaginare. La savana è irta di spine e di arbusti secchi che infliggono dolorose ferite e piccoli tagli alle mie gambe, dato che indosso solo un paio di bermuda color cachi. Potevano essere anche di un altro colore ma il cachi fa molto savana.

Nella foga della corsa inciampo e cado malamente ferendomi a una mano e a un gomito ma mi rialzo come una molla e guadagno metri verso il rifugio praticamente non provando quasi alcun dolore per le decine di piccole o grandi ferite. La paura e tutti gli ormoni uniti per la mia sopravvivenza mi spingono solo a correre e non mi metto certamente a pensare a null’altro se non a salvare la pelle. Finalmente dopo pochi istanti raggiungo la porta fortunatamente semiaperta mentre un ruggito non così distante mi raggela il sangue; mi tuffo in casa e mi barrico istantaneamente.

Tiro un forte sospiro di sollievo ci metto un secondo per capire che sono in salvo e inizio a tremare mentre nel frattempo percepisco il fastidiosissimo dolore della carne del mio corpo ferita in più punti, dolore che fino ad un secondo prima era pressoché sconosciuto.

Tutto questo può aver avuto luogo in una manciata di secondi, secondi eterni per me, ma questi pochi secondi mi danno la possibilità di spiegare che cosa avviene durante quella che chiamiamo fase di stress cioè la corsa nella savana e quali adattamenti intervengono nella fase di contro stress cioè il mio salvataggio al sicuro dietro la porta ben sprangata.