Dai, che stasera si esce tutti insieme e ci divertiamo.
In vacanza è così, o meglio dovrebbe essere così: prendere le cose con relax e uscire per il piacere di stare insieme e di raccontarci storie ed avventure, con quel quid in più di tempo che spesso non abbiamo a disposizione durante l’anno.
E mangiare qualcosa in compagnia, lasciandosi andare a qualche piccolo peccato di gola.
Molte persone osservano quasi incredule che quando “sgarrano” in vacanza difficilmente subiscono dei forti contraccolpi sul piano digestivo e mi chiedono come sia possibile che in vacanza molti loro sgarri vengano (non tutti) perdonati, mentre quando sono al lavoro anche un’insalata diventa pesante.
Io francamente mi stupirei del contrario e il fatto che vi sia una differenza così evidente del comportamento del nostro organismo sotto stress o a riposo ci conferma che la digestione come molte altre funzioni organiche può essere modificata non solo dalla quantità o qualità di ciò che mangiamo (caratteristiche importanti) ma anche dal “mood” con cui ci avviciniamo al cibo.
Esiste una fase “cefalica” della digestione cioè il magico momento in cui il cibo prende forma e spazio nella nostra mente: si affollano infinite sensazioni e ricordi, vediamo immagini e ricordiamo profumi che possono rendere ciò che mangeremo gradito oppure no.
Esistono poi l’ambiente in cui mangiamo e le persone con cui condividiamo la tavola: questi sono i veri fattori limitanti della digestione, essi costituiscono un innesco potente che può trasformare un innocuo pranzetto in una pesante “mappazza”.
Quindi decisamente occhio alla qualità e quantità di alimenti che introduciamo ma ricordiamo che una giusta attenzione al contesto può davvero fare la differenza.