NON CI SONO GUARDIANI NEL MIO GREGGE

Bella la consapevolezza di far parte di una comunità, essere partecipi di un progetto, sapere che insieme ad altri si sta costruendo qualcosa di buono o di utile. Non importa se il gruppo cui apparteniamo è impegnato politicamente o è un circolo di bridge: stiamo comunque costruendo una comunità con le sue regole e i propri obiettivi. Partecipare è l’essenza ultima della vita di ogni persona, partecipare, appartenere e sentirsi protetti dalla propria comunità. Ogni gruppo di individui, anche il più piccolo, famiglia o coppia, può essere definita un branco o un gregge.

Claudia è una giovane donna che vive col suo compagno. Da qualche tempo lui è senza lavoro ma sembra non preoccuparsene più di tanto, si mostra abbastanza fiducioso di poter presto trovare una occupazione migliore di quella che ha lasciato. Lei lavora, ha un buon impiego e vorrebbe avere un figlio col suo compagno, che ama teneramente. Ma questi ultimi sviluppi la rendono inquieta e soprattutto nella seconda parte del ciclo si sente particolarmente nervosa e non le sfugge occasione per litigare.

In questi giorni che precedono il ciclo fatica a dormire e si rende conto di sentirsi più fragile e non protetta dal suo maschio. Lei è convinta che lui non faccia la guardia come dovrebbe al nucleo familiare e quindi si assume la responsabilità di stare sveglia e vigile per difendersi dai predatori.

È il suo cervello arcaico che prende il sopravvento in questi momenti. Il cervello rettiliano oppure quello mammaliano portano sul piatto le proprie esigenze; lei è come una pecorella che non può dormire tranquilla se il maschio non monitora e sorveglia adeguatamente il territorio.

Potenza delle memorie antiche…