Talvolta ci viene chiesto dal collega di lavoro, che raccoglie le prenotazioni della mensa, o dal nostro compagno di vita, che cosa desideriamo mangiare a pranzo (o a cena).
Noi spesso rispondiamo di botto che ci piacerebbe mangiare quel determinato piatto. Talvolta invece ci pensiamo un attimo e poi diamo una risposta.
Cosa cambia in questi due atteggiamenti? Nulla. Semplicemente è differente il tempo di risposta ma quello che succede in quei microistanti che precedono la nostra risposta è uguale per tutti.
Andiamo cioè in una frazione di secondo, a scartabellare nei meandri della memoria per cercare una risposta che prenda in considerazione tutta una serie di variabili.
Pensiamo al cibo che ci piacerebbe mangiare, ma poi ci ricordiamo che l’abbiamo già mangiato ieri a pranzo, quindi è meglio variare. Poi ci piacerebbe associarlo ad un altro cibo…ma no due cibi così insieme non stanno bene, me l’ha detto anche il nutrizionista.
Ma sì quel piatto che ho in mente oggi mi ricorda mia nonna che me lo faceva sempre, ma era un po’ pesante e mia nonna che ne sapeva di corretti abbinamenti alimentari.
Poi quella verdura, non so forse mi gonfia e no la frutta non si mangia dopo i pasti…più tutta una serie infinita di immagini che si affollano in quel ristretto spazio di pensiero e che si mischiano con altri ricordi più o meno piacevoli.
Poi diciamo che abbiamo dato una risposta così, istintiva. Sì istintiva, ma preceduta da una miriade di ragionamenti…